"Mamma, lo so che ti scoraggi quando trovi le mie impronte su mobili e muri, rallegrati però perchè sto crescendo e rimarranno un ricordo solamente, perciò io ti regalo le mie impronte perchè tu possa un giorno ben lontano vedere com'erano piccole le mie mani al tempo in cui cercavano la tua."
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venerdì 5 novembre 2010

L'accoglienza

La mattina Miriam non si vuole far cambiare e non si vuole lavare. Ovviamente, di fare colazione non se ne parla neanche, quando ci dice bene beve un succo di frutta o mangia una banana o sgranocchia una fetta biscottata.
La mia risposta a tutto questo qual è? Metto su un dvd che le piace, così lei si "palla" davanti alla tv (lo so, non si dovrebbe fare e magari sono una mamma degenere per questo, ma per sopravvivenza ste cose le faccio e come!) la cambio al volo e poi dico: "Ok, come vuoi... se non hai fame, non mangiare, mangerai più tardi!".
Niente scatto di nervi, niente grida... non servirebbero se non a peggiorare la situazione soprattutto di prima mattina e a perdere del tempo prezioso.
Di pomeriggio Melania comincia a stufarsi e ad annoiarsi in casa, così frignetta, si agita, è nervosa e non sa neanche lei cosa vuole fare... dà fastidio a Miriam che vorrebbe giocare per conto suo con i suoi giocattoli intoccabili e per questo causa la sua rabbia e si dà vita a incontri di lotta libera in cui io devo intervenire in qualche modo, il più delle volte cercando di distogliere l'attenzione della piccola Melania su qualche altra cosa, il che non è facile... soprattutto quando hai per la testa anche altre mille cose da fare per casa e quando sei pure stanca dopo una giornata a lavoro.
E poi arriva il momento della cena... e anche lì, non fila tutto liscio... e quando Melania frigna perchè non riesco a darle cucchiaino con il ritmo che vorrebbe lei...e  quando Miriam decide di mangiare al tavolo della cucina, per poi cambiare idea e mangiare al tavolinetto suo piccolo e poi lascia le posate e continua con le mani inzaccherando mezzo mondo e poi lascia le cose in giro e poi vuole essere imboccata anche lei perchè magari vede che sto imboccando la più piccola...
E poi si devono preparare per andare a dormire... altre scene di disperazione...
E poi l'addormentamento, che alcune sere sembra essere una missione impossibile, soprattutto con Miriam...
Insomma... vista così è una lotta 24 ore su 24, 7 giorni su 7. E in pratica un po' lo è, tanto che io stramazzo al suolo come loro cominciano a dormire, mi sento finalmente i muscoli che si rilassano tutti insieme e il cervello che ha tanta tanta voglia di spegnersi al più presto per riposarsi un po'.
La mia risposta a tutto questo è di cercare di rendere loro la vita più fluida possibile, senza troppe costrizioni e decisioni imposte dall'alto(al momento... poi chissà...), cercando di mettermi nei LORO panni, cercando di capire il motivo dei capricci e della frustrazione per riuscire ad evitare loro "sofferenze" inutili, quindi tante volte capisco che sono IO che devo cambiare atteggiamento e magari aggirare il problema contingente e non devono essere LORO a cambiare il proprio di atteggiamento perchè magari hanno degli ottimi motivi per stare così, non lo si può pretendere da una bambina di 2 anni nè tantomeno da una di neanche 10 mesi.
Qualche volta vengo criticata per questo mio approccio ai capricci: "Se vai avanti così, prenderanno il sopravvento e non ti daranno più retta", altre volte vengo ammirata per questo: "Da quando sei diventata mamma hai una pazienza infinita..."
Io non dico di seguire il metodo migliore, anche perchè non sto seguendo alcun metodo se non quello dettato dal mio istinto.
Spero solo che arrivi alle mie figlie il messaggio di completa accoglienza di ciò che loro sono, senza alcuna clausola nè attenuante. Senza imposizioni e costrizioni. Senza tentativi di cambiare la loro essenza.
In ogni caso, la vita con dei figli cambia radicalmente, totalmente e in maniera irreversibile, è questo che bisogna accettare, non bisogna soltanto accettare che i figli sono individui distinti e separati dai genitori.
Nonostante l'impegno, la fatica e la pazienza che ci vuole, sono felice di avere LORO come figlie.
Sono strafelice.
Non le cambierei neanche di una virgola.
Mi piacciono esattamente così: con i loro capricci, con le loro voglie, con la loro testardaggine, con le loro fissazioni e le loro simpatie-antipatie del momento. Mi piacciono anche e soprattutto per questo.
Avrei certo avuto la vita più semplice se fossero state come quei bambini-bambolotto che dove li metti stanno autonomamente (ma esistono veramente questi bambini o sono il frutto di leggende!?).
Una volta accettato e condiviso il punto cruciale del cambiamento della propria vita, allora si riesce anche ad accettare meglio ciò che capita...
Si devono accogliere non soltanto i figli, ma anche e soprattutto i cambiamenti che avvengono sul proprio corpo, prima, e sulla propria vita poi...
E' una duplice accoglienza.

Una domanda a cui mi piacerebbe un giorno ricevere risposta è: le mie figlie, se avessero potuto, avrebbero scelto ME come mamma?

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2 commenti:

  1. Anch'io seguo l impostazione di massima comprensione, anche se c'e' chi mi dice che lei prenderà il sopravvento. Il fatto e' che le ns. Bimbe sono ancora troppo piccole ed e' giusto provare a andare loro incontro. Quanto al tuo quesito, Come ho già detto a mamma bradipo solo il tempo potra' darci risposte. Baci

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  2. Secondo me stai usando il metodo migliore, anzi, l'unico che concepisco, e che quindi condivido.
    Per quanto concerne la tua domanda io credo che la risposta sia sì,sempre e comunque

    RispondiElimina

Pensieri e massime varie che ho fatto miei!

Affrontare il mare in tempesta su un guscio di noce, ma farlo mano nella mano, è più facile che non da soli..

Nella vita c'è SEMPRE qualcosa di meglio da fare che stirare. E se non c'è, bisogna lavorare sulla propria vita.

Quando distribuivano il talento della perfetta massaia io sono andata un attimo in bagno.

Per cogliere tutto il valore della gioia devi avere qualcuno con cui condividerla (M. Twain)

L'amore per la lettura è uno dei regali più belli che una mamma può fare. (L. Salemi)

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